Una dieta equilibrata eviterebbe una morte su cinque per cause CV
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Una morte su cinque per cause cardiovascolari potrebbe essere evitata correggendo le abitudini alimentari. Lo indica uno studio pubblicato sull’European Journal of Epidemiology che ha utilizzato i dati relativi a 51 paesi della regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Con le statistiche dell’OMS (Global Burden of Disease Study) i ricercatori hanno quantificato la relazione tra i fattori di rischio alimentari (vedi tabella) e undici forme di malattie cardiovascolari nel periodo tra il 1990 e il 2016.
I tassi di mortalità standardizzati per età sono diminuiti negli ultimi 26 anni, ma il numero assoluto di decessi per cause cardiovascolari collegati all’alimentazione è aumentato di 25.600 unità nell’Europa occidentale. Nel 2016, circa 601.000 decessi (28,6% di tutti i decessi cardiovascolari legati all’alimentazione) si sono verificati tra gli adulti di età inferiore ai 70 anni.
Nel 2016 i rischi alimentari sono stati associati a 2,1 milioni di decessi cardiovascolari (intervallo di incertezza del 95% (UI), 1,7-2,5 milioni) nella Regione Europea dell’OMS, pari al 22,4% di tutti i decessi e al 49,2% dei decessi per malattie CV.
Il messaggio più significativo che viene da questo studio è che sul rischio di morte pesa di più la carenza di alcuni nutrienti che hanno un effetto protettivo su cuore e arterie, rispetto agli eccessi di alimenti nocivi.
Infatti, in testa alla classica di decessi collegabili a errori alimentari c’è una dieta povera di cereali integrali ( 429.000 morti), seguita da una dieta a basso contenuto di noci e semi (341.000 morti) e da una dieta a basso contenuto di frutta (262.000 morti), e una dieta a basso contenuto di acidi grassi omega-3 (227.000 morti), mentre un numero inferiore di decessi (251.000) è stato collegato una dieta troppo ricca di sodio.