Le persone che mangiano più cibi confezionati e ultra-lavorati tendono ad allontanarsi dalla Dieta Mediterranea
Secondo uno studio inglese servono 66 giorni per creare una nuova abitudine. È vero che la vita è fatta di scelte, ma il più delle volte queste scelte sono impostate da un “pilota automatico”. Le abitudini appunto. Le cattive abitudini non sono altro che scelte sbagliate ormai diventate costanti, al contrario, le buone abitudini sono scelte giuste che ormai diamo per scontate.
Le abitudini sono cruciali anche per l’alimentazione: rispetto agli “eroici” sforzi del primo giorno di dieta, sono le scelte giuste ripetute, che diventano appunto abitudini, a fare la differenza.
E dunque, cosa dicono le abitudini alimentari di noi? Uno studio pubblicato da Monica Dinu e al. su Nutrients nel mese di aprile 2022 indaga proprio sui comportamenti alimentari di 670 partecipanti, con un’età media di 30 anni.
Al centro dell’analisi due varianti: quanto le persone erano portate, nelle loro scelte di tutti i giorni, a fare proprie le indicazioni contenute nella Dieta Mediterranea e quanto consumassero alimenti ultra-lavorati.
Se la Dieta Mediterranea, infatti, è il regime alimentare più salutare al mondo, il consumo ripetuto di prodotti ultra-lavorati, ipercalorici e pieni di zuccheri, grassi e sale, può portare a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari, depressione e mortalità.
L’analisi dei dati – anonimi ma ben dettagliati – ha mostrato come nei fatti, nella vita di tutti i giorni, il mondo della Dieta Mediterranea e quello dei prodotti ultra-lavorati siano distanti. In poche parole, chi aderisce di più ai sani principi della Dieta Mediterranea tende a consumare meno prodotti ultra-lavorati, mentre chi invece ne mangia di più tende ad avere una dieta più sregolata anche per gli altri cibi.
I più distanti dalla Dieta Mediterranea, in modo particolare, facevano il più alto uso di biscotti e dolci preconfezionati, bevande analcoliche ed energetiche, insaccati, pane preconfezionato e prodotti da forno alternativi al pane.
La ricerca, di fatto, fotografa scientificamente ciò che già si poteva intuire: la nostra alimentazione non è decretata da singole scelte, ma dall’acquisizione di abitudini – buone e cattive – che tendono a totalizzare il nostro modo di mangiare. Secondo gli autori, infatti, «sono necessarie strategie di salute pubblica per attuare azioni più efficaci per promuovere abitudini alimentari sane nella popolazione».