Il benessere animale e ambientale oltre a quello umano: i regimi alimentari secondo l’approccio One Health
Il percorso verso diete più sane e sostenibile è una delle sfide cruciali che l’umanità ha di fronte: la popolazione mondiale è in crescita, ma il riscaldamento globale minaccia ecosistemi, agricoltura e salute globale.
Solo nell’Unione Europea, ogni cittadino consuma circa 950 kg di cibo. Questo cibo non solo comporta la produzione di gas serra, ma, se assunto all’interno di diete disordinate o sbilanciate, può provocare anche gravi conseguenze per la salute. L’articolo di Paris e al. pubblicato su Science of The Total Enviroment ad inizio 2022, «Cambiare abitudini alimentari è necessario per migliorare la sostenibilità delle Diete occidentali da una prospettiva “One Health”», prende in esame il caso tedesco: in Germania il 60% degli uomini e il 43% delle donne è affetto da sovrappeso e obesità. Le abitudini alimentari– che vedono nei tedeschi tra i maggiori consumatori di carne in Europa, con 59,5 kg all’anno – sono associate a maggior rischio di malattie cardiovascolari, ictus, diabete e cancro.
Secondo gli autori dell’articolo, l’approccio One Health, definito come “un approccio collaborativo, multisettoriale e transdisciplinare per ottenere risultati di salute ottimali riconoscendo l’interconnessione tra persone, animali, piante e ambiente” «può fungere da quadro generale quando si ripensano le strategie di sostenibilità per plasmare i futuri modelli dietetici».
In che modo? Considerando di più la valutazione completa di come i vari prodotti abbiano un impatto non solo sulla salute umana, ma sugli aspetti ambientali e il benessere degli animali.
Lo studio ha analizzato, nello Stato della Nord Renania-Vestfalia, la produzione alimentare “farm to fork”, dalla fattoria alla forchetta, considerando impatti ambientali e sul benessere animale di ogni passaggio della produzione.
Tre diete sono state confrontate alla dieta di riferimento dei cittadini medi della Nord Renania-Vestaflia: in primis le linee guida dietetiche definite dalla German Nutrition Society, che privilegia alimenti integrali e poco processati, la dieta vegana e infine un modello di Dieta Mediterranea.
La dieta di riferimento dei cittadini della Nord Renania-Vestaflia, sia nella sua versione media maschile che in quella femminile, ha un impatto maggiore in virtù del maggior consumo alimentare, in particolar modo pasti pronti, salsicce, carne, bevande zuccherate e alcoliche. Non solo queste abitudini aumentano i rischi di malattie cardiovascolari, diabete, ictus e neoplasie, ma appesantiscono il bilancio di conseguenze ambientali e di benessere sugli animali.
Tutte le diete alternative migliorano la sostenibilità ambientale, ma ci sono dei caveat. La Dieta Mediterranea, infatti, ha un impatto maggiore sugli animali in virtù della maggior assunzione di pesce, come anche sia la Dieta Mediterranea che quella Vegana denotino un maggior consumo di acqua per la maggior assunzione di noci e verdure. Si tratta però di compromessi che portano estremi vantaggi in termini più generali. Lo studio, insomma, invoca una maggior considerazione dei bilanci che tengano in conto tutto il ciclo di vita e i vari impatti dei singoli prodotti, per scelte sempre più consapevoli e in grado di produrre miglioramenti globali per l’ambiente, l’alimentazione umana e il benessere animale.