Capire se un alimento confezionato e disponibile nelle attività commerciali al dettaglio sia un prodotto sano o adatto alle nostre esigenze nutrizionali, non è un’impresa semplice. Team di esperti in ogni parte del mondo, di vari ambiti e competenze tra cui quelle mediche, bionutrizionali e comunicative, hanno cercato di sviluppare dei sistemi di etichettatura delle confezioni tali da offrire un pool di informazioni utili al cliente, nell’intento di supportare una scelta consapevole del cibo e con l’obiettivo di preservare e tutelare la salute. In tal senso si inserisce un interessante approfondimento, realizzato dalla prof.ssa
Stefania Maggi, Presidente della
Fondazione Dieta Mediterranea (FDM) e ricercatrice del CNR di Padova, insieme al dott.
Roberto Volpe, del Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP) del CNR e membro del comitato scientifico FDM, pubblicato dalla rivista internazionale
ES Journal of Nutritional Health, in cui si prendono in esame alcuni sistemi di etichettatura utilizzati in E
uropa e nel mondo. Tra questi vengono evidenziate le etichette “positive” , ovvero quelle che esprimono, attraverso l’apposizione di una semplice icona sulla confezione, un messaggio complessivo riguardo i benefici per la salute dell’alimento sulla base di alcuni parametri, come il contenuto di grassi totale, grassi saturi, carboidrati, zucchero, fibre e sale, che possono avere un impatto positivo per l’organismo. Tra i migliori esempi abbiamo il Swedish Keyhole Label, in vigore in Svezia sin dal 1989 ed adottato da diversi paesi europei, che è rappresentato da un “buco della serratura” di colore verde stante ad indicare la buona qualità dell’alimento ai fini della salute, e lo Slovenian Protective Food Symbol, o l’analogo Finnish Heart Symbol, entrambi identificati da un cuore stilizzato. Si tratta di sistemi di immediato impatto sull’opinione pubblica, ma che offrono evidentemente un pattern di informazioni piuttosto scarno riguardo la composizione degli alimenti, le qualità nutrizionali, le quantità raccomandate o sulla tipologia. Un’altra categoria di etichette riguarda gli algoritmi, ovvero quelle che cercano di fornire informazioni qualitative e quantitative riguardo la composizione dei principali nutrienti contenuti nel prodotto, attraverso l’applicazione di un apposito riquadro colorato contenente informazioni più o meno specifiche; è il caso del semaforo britannico (
British Multiple Traffic Light) che avvisa i consumatori dell’apporto calorico, dei grassi totali e di quelli saturi, del sale e dello zucchero contenuti nell’alimento attraverso l’abbinamento per ogni componente di uno dei colori del semaforo, senza fornire però informazioni sulla qualità dei nutrienti (non distinguendo per esempio i grassi, come quelli contenuti nell’olio extravergine d’oliva dall’olio di semi) e nemmeno sulle quantità . Nel caso del
Nutri-score francese, il sistema prevede l’espressione di un giudizio complessivo sulle proprietà nutrizionali dell’alimento in relazione alla salute, che tiene conto dei valori di calorie, grassi saturi, fibre, zucchero, proteine, vegetali, sale, frutta fresca e secca, in una scala con 5 gradi di valutazione a cui corrispondono 5 diversi colori (verde scuro, verde chiaro, giallo, arancio, rosso, rispettivamente dal più salubre a quello meno), attraverso l’assegnazione di un colore. Anche in questo caso però si osservano dei limiti: il giudizio non distingue, per esempio, tra cereali raffinati e integrali, tutti i tipi di pane rientrano nella stessa categoria, oppre componenti come acidi grassi trans, colesterolo , grassi aggiunti, dolcificanti artificiali, alcol, non sono inclusi nei criteri e un giudizio globale come questo può portare i consumatori a trascurare la conoscenza delle proprietà nutrizionali reali del prodotto. Il
Nutrinform italiano si presenta come grafico a batterie ricaricabili, con gradazione di intensità di colore differente che va dal celeste al blu, in cui sono espressi in percentuale i livelli di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale in una quantità di porzione di prodotto raccomandata, in un contesto di assunzione ottimale. Il sistema “a batteria” si basa sul presupposto che l’etichetta debba incoraggiare i consumatori a seguire una dieta equilibrata e varia, mostrando ai consumatori l’apporto nutritivo in relazione alle loro necessità quotidiane. Si tratta di un modello innovativo in quanto intende offrire le informazioni necessarie per la costruzione di una dieta sana ed equilibrata, ma non è facile decifrare o comprendere i numeri che si riferiscono a calorie e fabbisogni nutrizionali scritti in caratteri minuscoli; né la colorazione azzurra aiuta il consumatore a capire a colpo d’occhio il messaggio dell’etichetta (una combinazione di colori verde / rosso aiuta il consumatore a fare un rapido confronto di prodotti simili). Inoltre, può essere considerato fonte di confusione in quanto fornisce informazioni per porzione espresse in grammi e non ad una quantità di riferimento come 100 g/100 ml e quindi non facilita un confronto di prodotti all’interno della stessa categoria. Inoltre, come sottolinea la
Coldiretti, il sistema sembra controintuitivo dato che quasi tutti sono abituati a considerare il simbolo della batteria piena su un cellulare come una cosa positiva.
Poiché ciascuno di questi sistemi di etichettatura degli alimenti ha sia punti di forza che di debolezza, alla luce dei problemi crescenti per la salute pubblica legate all’obesità, è necessario ideare un nuovo alogoritmo europeo per la popolazione, che incorpori i punti positivi e corregga i punti deboli delle etichette già utilizzate.
La nuova etichetta nutrizionale europea, rispetto a quelle già in uso, dovrebbe esprimere una valutazione globale più completa che tenga in considerazione anche alcuni altri importanti fattori nutrizionali, come, ad esempio, l’origine specifica dei grassi saturi dell’animale (es. alimenti a base di carne rispetto ai latticini, considerati questi ultimi meno nocivi), la presenza di colesterolo, la presenza di grassi parzialmente idrogenati, che sono ben noti rischi per la salute, la presenza di grassi aggiunti, la differenza tra cereali raffinati e integrali, l’indice glicemico, la differenza tra zuccheri naturali e aggiunti , calcio, vitamine e polifenoli (che hanno proprietà protettive antiossidanti), ed informazioni sull’impatto ambientale del prodotto, ovvero il consumo di energia, le emissioni di gas serra e la biodiversità.
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http://Nutrition Labelling We Need a New European Algorithm