Cambiamento climatico e obesità: ecco come si alimentano a vicenda
Da una parte la salute del pianeta. Dall’altra la salute dei suoi abitanti, messa di recente in crisi anche dalla pandemia da Covid-19. Cambiamento climatico e obesità non sono solo collegati, ma si alimentano a vicenda. È forse il segno che queste emergenze trasversali non possono essere risolte da sole, ma che per entrambe serve un approccio olistico, che unisca fattori ambientali, sociali e sanitari in un unico approccio.
L’articolo di A. Kock e al., pubblicato su Hormone and Metabolic Research nel settembre 2021 ha come titolo “Cambiamento climatico e obesità” e dedica ampio spazio all’analisi dei singoli fenomeni: «Le emissioni globali di gas a effetto serra derivanti dalla combustione di combustibili fossili sono aumentate in modo esponenziale dal 1950 – ricordano gli autori, che tra i fattori elencano non solo l’edilizia e i trasporti, ma anche l’aumento della popolazione globale – cresciuta da un miliardo nel 1800 a 7,8 miliardi nel 2020 insieme all’aumento dei tassi di obesità dagli anni ‘80».
«Con l’aumento della temperatura dell’aria atmosferica – segnalano gli autori – le persone in genere avranno una termogenesi meno adattiva e diventeranno meno attive fisicamente, mentre producono un’impronta di carbonio più elevata».
La strada da intraprendere è semplice: «Per ridurre i tassi di obesità, si dovrebbe essere disposti a saperne di più sull’impatto ambientale, su come ridurre al minimo il consumo di energia che genera anidride carbonica e altre emissioni di gas serra e ridurre lo spreco alimentare». La Dieta Mediterranea, in questo caso, può essere la soluzione per entrambe le emergenze: «Si stima che le diete a basso contenuto di carne, come la Dieta Mediterranea, riducano le emissioni di gas serra del 72%, l’uso del suolo del 58% e il consumo di energia del 52%».