ABBIAMO DAVVERO BISOGNO DELLA SOIA?
Dieta mediterranea e prodotti plant-based
Introduzione
Immaginate di cenare a una tavola vivace e assolata in un pomeriggio mediterraneo. Le ciotole di pomodori, cetrioli e olive, irrorate di olio d’oliva dorato, rappresentano la cucina locale. Ogni piatto di fagioli e cereali mostra la ricchezza della regione euromediterranea. Il cibo mediterraneo è una celebrazione dei prodotti vegetali e del ricco ambiente agricolo e patrimonio culinario della regione.
La dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO, è più di una dieta. È un’eredità vivente delle culture del Mar Mediterraneo che promuovono l’armonia uomo-natura. Grazie alla frutta, alla verdura, ai legumi, alle noci, ai semi e all’olio d’oliva, questa dieta è povera di prodotti animali e di grassi saturi, ma ricca di gusto e di sostanze nutritive. Questa dieta non solo ha un ottimo sapore, ma è una ricetta familiare per la vita e la salute.
In “Abbiamo davvero bisogno della soia? Dieta mediterranea e prodotti plant-based”, esamineremo come questa antica cucina si adatti ai moderni stili di vita vegetariani e vegani. Oltre ai benefici nutrizionali, esamineremo il ruolo della dieta nella sostenibilità, nella biodiversità e nella filosofia del Km0 (chilometro zero), che privilegia l’approvvigionamento locale e il minimo impatto ambientale. Esploreremo il cuore sostenibile della dieta mediterranea, onorando il suo potere di nutrire il corpo, la comunità e il pianeta.
Le radici evolutive dell’alimentazione a base vegetale nel Mediterraneo
L’alimentazione a base vegetale nel bacino del Mediterraneo affonda le sue radici nel rapporto delle antiche civiltà con l’ambiente, non solo nel successo agricolo. Le “mezzelune fertili” e i climi temperati di questa regione hanno permesso la produzione di una grande varietà di ortaggi, frutta, cereali e legumi, creando il quadro della dieta mediterranea. La dieta, a base vegetale, riflette, pertanto, il profondo rispetto delle prime società per l’ambiente naturale.
La dieta mediterranea è un vero e proprio stile di vita profondamente radicato nelle società mediterranee, non solo nei suoi elementi culinari. Questa dieta enfatizza i pasti di gruppo e l’ospitalità, aspetto tipico di questi territori e che verrà analizzato in un ulteriore articolo a proposito della necessità di coniugare meglio le nostre attività sociali e virtuali e degli spunti che la dieta mediterranea può fornire in tal senso. Questa abitudine millenaria trasforma, infatti, i pasti in vivaci incontri sociali che rafforzano i legami comunitari. Le esperienze alimentari comuni rafforzano l’idea mediterranea che il cibo sia una fonte di gioia e un modo per costruire la comunità ed in questa ritrovarsi.
L’uso di prodotti di stagione nella dieta mediterranea dimostra il rispetto per la natura. Ciò garantisce che gli alimenti siano al meglio dal punto di vista nutrizionale e del gusto e dimostra il profondo legame dei popoli mediterranei con i loro paesaggi testimoniato anche dagli innumerevoli borghi adagiati e adattati alle alture circostanti come la tradizione greca classica da sempre ha suggerito. La stagionalità, inoltre, incoraggia il consumo sostenibile, che la moderna ricerca ambientale raccomanda per ridurre l’impronta ecologica dei sistemi alimentari.
L’enfasi che la dieta pone sui prodotti locali mostra il ricco arazzo agroalimentare del Mediterraneo. Dagli uliveti ai ricchi campi di pomodori finanche ai campi di cereali antichi e ai legumi e alle spezie abbarbicati sulle montagne, le variazioni regionali aumentano il fascino culinario della dieta e promuovono la sostenibilità ambientale ed economica. L’agricoltura locale, infine, riduce le emissioni di carbonio dovute al trasporto degli alimenti, rafforzando la sostenibilità della dieta.
Principi dell’alimentazione mediterranea a base vegetale
La dieta mediterranea, che pone l’accento sugli alimenti di origine vegetale, promuove la salute e la responsabilità ambientale. Questa dieta enfatizza una varietà di verdure, frutta, cereali integrali, legumi, noci, semi e olio d’oliva per promuovere la salute e l’equilibrio ambientale. Questi alimenti dominano grazie alle pratiche agricole del passato che si sono adattate al clima mediterraneo, riducendo al minimo l’impatto ambientale e offrendo al contempo una dieta nutriente e varia.
Il messaggio che si vuole lanciare con questo articolo è solo apparentemente semplice, ma tutto sommato chiaro: la persona mediterranea è tendenzialmente vegetariana, parzialmente vegana, da millenni.
Naturalmente ciò non significa non considerare le lunghissime tradizioni legate alle produzioni animali, prime fra tutte la transumanza, o voler necessariamente promuovere una dieta esclusivamente vegetale.
L’intento, invece, è quello di, prima di tutto, promuovere un’alimentazione prevalentemente di carattere vegetale come necessità dell’essere umano alle prese con il cambiamento climatico e con condizioni negative per la propria salute e far scaturire una vera e propria comunione d’intenti tra la promozione dell’alimentazione vegetariana e vegana ed il recupero e la salvaguardia della biodiversità e delle tradizioni locali e non solo: un minor consumo di carne vuol dire anche un maggior benessere animale e la riduzione della pratica dell’allevamento intensivo.
Le diete a base vegetale riducono le emissioni di gas serra e il degrado del suolo, utilizzando meno acqua, terra ed energia rispetto alle diete a base animale. I prodotti locali e di stagione aumentano i benefici ambientali della dieta mediterranea, promuovendo un’agricoltura sostenibile e riducendo al minimo l’impatto di carbonio della catena di approvvigionamento alimentare.
Benefici nutrizionali: scienza della longevità e del benessere
I benefici nutrizionali e i vantaggi per la salute della dieta mediterranea sono ben dimostrati. Questa dieta è in grado di prevenire patologie dell’apparato cardiocircolatorio e tumorali grazie all’elevato contenuto di fibre, antiossidanti, grassi sani (soprattutto quelli monoinsaturi dell’olio extravergine d’oliva), vitamine e minerali.
Ricerche epidemiologiche e cliniche hanno dimostrato che la dieta mediterranea riduce il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, alcuni tumori maligni e malattie neurologiche. Questa dieta, difatti, può ridurre lo stress ossidativo, l’infiammazione e la sindrome metabolica, prolungando la durata della vita.
Gli alimenti di origine vegetale presenti nella dieta mediterranea ne migliorano il profilo nutrizionale e soddisfano le attuali raccomandazioni dietetiche per la salute e la prevenzione delle malattie croniche. Le fibre e gli steroli vegetali, che riducono il colesterolo nel sangue e migliorano la salute del cuore, sono abbondanti nella dieta incentrata sulle piante. I componenti vegetali includono una varietà di fitonutrienti e antiossidanti necessari per la salute cellulare e la prevenzione delle malattie.
Sostenibilità e filiera corta: Il racconto di cereali e legumi attraverso le ere
Esplorare le origini di legumi e cereali ci porta in un viaggio narrativo che intreccia civiltà e continenti, spaziando dalle rigogliose pianure mesopotamiche fino agli estesi orizzonti americani, toccando i molteplici terreni coltivati dell’Europa e oltre.
Le lenticchie, tesoro culinario sin dall’epoca della Mezzaluna Fertile, incarnano gli albori dell’agricoltura umana. Questi semplici semi, osannati da culture che vanno dall’antico Egitto alla Roma imperiale, hanno sostenuto generazioni grazie alla loro serenità nutrizionale e alla densità di sostanze benefiche, come rivelato da Plinio il Vecchio. La storia del cece si dipana altrettanto riccamente, con le sue radici che affondano nell’antica civiltà sumera. Il suo imprescindibile ruolo nella gastronomia romana, evidenziato dai testi di Orazio e dall’associazione con la figura di Cicerone, ne testimonia l’importanza persistente nelle diete del bacino mediterraneo.
I fagioli rappresentano un legame vivente tra culture: le varietà coltivate nell’antichità da sumeri ed egizi, così come le specie americane introdotte in Europa dopo i viaggi di Colombo, hanno arricchito il panorama gastronomico europeo. Le specie del Nuovo Mondo, ricercate per il loro gusto delicato e l’elevata produttività, si sono rapidamente imposte come alimenti fondamentali per i contadini del Vecchio Continente, guadagnandosi un posto d’onore nell’arte popolare e nel folklore.
La saga dei grani antichi si snoda in un percorso di adattamento e radicamento locale. Questi cereali, nativi o introdotti, si sono evoluti nelle varie condizioni bioclimatiche, arricchendo le tradizioni culinarie delle comunità. L’esempio emblematico del grano di Rieti illustra l’intreccio tra l’agricoltura siciliana e varietà provenienti da terre lontane, sottolineando l’essenzialità di conservare queste gemme agricole. A differenza delle varietà moderne, i grani antichi offrono un profilo nutrizionale superiore e promuovono la biodiversità, eludendo le manipolazioni genetiche contemporanee.
Insieme, le vicende di lenticchie, ceci, fagioli e grani antichi tessono il racconto dell’intima connessione dell’uomo con il suolo, celebrando un’eredità di adattabilità, nutrimento e ricchezza culturale. Questa eredità, custodita in ogni seme e chicco, ci esorta a tutelare la biodiversità che alimenta le società e arricchisce le culture, rievocando la complessa simbiosi tra alimentazione, storia e ambiente.
Diversità Italiana: una panoramica ricca e sfaccettata
Nel lussureggiante arazzo dell’agricoltura italiana, dove i campi verdeggianti della Basilicata incontrano gli aspri paesaggi della Puglia e il crocevia culinario della Toscana, si dipana la storia del patrimonio alimentare italiano. Una storia arricchita non solo da legumi diversi come il Fagiolo Bianco di Rotonda e il sostanzioso Cece Rosso di Orco Feligno, ma anche da grani antichi che hanno superato la prova del tempo, mantenendo le loro qualità organolettiche originali e sfuggendo ai moderni miglioramenti genetici.
La coltivazione di questi cereali e legumi racconta un legame profondo con la terra. Dal Fagiolo di Sarconi in Basilicata, celebrato per il suo gusto unico e il suo valore nutrizionale, all’antica varietà di grano Rieti che ha aperto la strada al famoso Senatore Cappelli, ogni elemento contribuisce al mosaico culinario che definisce la dieta mediterranea. In Puglia, accanto al Fagiolo del Subappennino Dauno, prosperano grani antichi che testimoniano la resilienza e la capacità di adattamento dell’agricoltura locale.
Nelle regioni settentrionali, dove il Fagiolo di Cuneo e il Fagiolo di Lamon mostrano la diversità delle leguminose, cereali come il Gentil Rosso, un tempo il più coltivato in Italia per la sua versatilità, continuano a nutrire e ispirare. I ceci, dal Cece Nero della Murgia Carsica in Puglia al Cece di Navelli in Abruzzo, completano questi cereali, incarnando l’essenza della resilienza mediterranea e dell’innovazione culinaria.
Questa confluenza di grani antichi e legumi variegati rappresenta più di una semplice dieta; è una testimonianza del patrimonio agricolo italiano, che sottolinea l’importanza della biodiversità, dell’approvvigionamento locale e della celebrazione delle tradizioni regionali. Insieme, formano un’eredità culturale, evidenziando l’ingegnosità nella coltivazione e nella cucina che è fiorita nei paesaggi italiani. Componenti fondamentali della dieta mediterranea, questi cereali e legumi arricchiscono la tavolozza della cucina italiana, offrendo sapori e consistenze variegate come i terreni da cui provengono, garantendo la conservazione di uno stile di vita in armonia con la natura.
Conclusioni
Il percorso esplorato nell’ambito della dieta mediterranea ci conduce ben oltre una mera scelta alimentare, intrecciando le dimensioni della salute, dell’etica ambientale e del patrimonio culturale. Al centro di questa filosofia alimentare si posizionano gli alimenti vegetali, la filiera corta e una profonda attenzione verso la biodiversità, elementi che rispondono proattivamente alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dall’erosione della biodiversità.
Nel contesto attuale, la dieta mediterranea e l’orientamento verso un regime alimentare plant-based emergono non solo come opzioni salubri, ma come scelte consapevoli verso un orizzonte più sostenibile e giusto per il nostro pianeta. L’adozione di una dieta mediterranea, intrinsecamente flessibile e compatibile con opzioni vegetariane e vegane, mette in luce la sua attualità e applicabilità nelle tendenze alimentari contemporanee.
Abbracciare la dieta mediterranea significa partecipare attivamente a un movimento globale che predilige il rispetto per l’ambiente e la valorizzazione delle sue risorse. Di fronte alle sfide del cambiamento climatico e del degrado ambientale, le decisioni quotidiane, inclusa la scelta degli alimenti, assumono un ruolo critico nella custodia del nostro ecosistema. È attraverso la consapevolezza e l’azione collettiva, un pasto dopo l’altro, che possiamo contribuire a promuovere benessere, sostenibilità e conservazione delle tradizioni.
Alla luce di quanto esposto e in riferimento al quesito provocatorio “ABBIAMO DAVVERO BISOGNO DELLA SOIA?” che ha guidato la nostra riflessione, è opportuno riflettere sull’abbondanza e la varietà di risorse offerte dalla dieta mediterranea. Questa ricchezza, incarnata nei legumi e nei cereali autoctoni, suggerisce una risposta complessa e sfaccettata, che verrà esplorata con maggiore dettaglio nel nostro prossimo articolo. Lì, ci immergeremo nel mondo dei prodotti plant-based derivati da queste risorse native, valutando le loro potenzialità come alternative sostenibili e nutrizionalmente valide alla soia. Con uno sguardo rivolto verso il futuro, approfondiremo le possibilità offerte dai legumi nella creazione di alimenti plant-based che rispettino i principi della dieta mediterranea, unendo tradizione e innovazione in una sintesi armoniosa per il benessere del pianeta e delle sue comunità.
Autore: Antonio Caso, Sustainable Food and Education Advocate
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