La Dieta Mediterranea migliora la salute delle future mamme
Dieta mediterranea grande alleata delle donne durante i nove mesi di gravidanza: la ricerca scientifica scommette sui benefici che tale regime alimentare può apportare alla salute delle future mamme, siano esse mediterranee o non. Più energie e meno fastidi, una migliore gestione del peso corporeo, meno dolore fisico, una maggiore stabilità psicofisica anche nella fase post partum: alcuni dei preziosi vantaggi che questo stile di vita può generare. Secondo l’articolo di Marta Flor-Alemany et Al. pubblicato su Nutrient, pertanto, c’è tutta la necessità di recuperare una tradizione che sembra essere stata in parte dimenticata anche negli stessi Paesi mediterranei.
Pesce, legumi, frutta, verdura, cereali integrali, olio d’oliva extravergine ed un moderato consumo di carne: ecco cosa su quali alimenti dovrebbe in special modo basarsi il nutrimento di una donna incinta per non incorrere nel rischio di diabete gestazionale, ipertensione ecc. e per godersi in salute i mesi di questa importante fase di cambiamento.
Precedenti indagini hanno dimostrato che le donne incinte possono sperimentare una diminuzione del loro indice HRQoL (qualità della vita correlata alla salute) e questa riduzione potrebbe avere conseguenze cliniche poiché è associata alla salute sia materna che infantile (per esempio, la salute mentale materna postpartum e lo sviluppo psicomotorio del bambino); è essenziale, quindi, correggere il tiro e la dieta mediterranea sembra essere perfetta in tal senso.
Gli studi condotti costituiscono un’area di ricerca promettente perché sembra che aderire alla DM durante la gravidanza possa migliorare un importante sintomo fisico della gravidanza: il dolore corporeo. Quest’osservazione è corroborata dai dati di due studi condotti in contesti diversi, lo studio GESTAFIT in Spagna e lo studio HealthyMoms in Svezia, coinvolgendo quindi una regione mediterranea e una non mediterranea.
Sono state prese in esame un totale di 138 donne incinte provenienti dalla Spagna (età: 32,9 ± 4,6 anni) e 302 donne incinte provenienti dalla Svezia (età: 31,3 ± 4,1 anni).
L’aderenza alla Dieta Mediterranea è stata valutata dalla 14esima alla 16esima settimana di gestazione e dalla 34esima alla 37esima settimana, quindi nel secondo e terzo trimestre.
Il campione di donne in dolce attesa ha riportato informazioni demografiche e cliniche tramite questionari e le stesse hanno risposto a domande sulla loro età, livello di istruzione, stato di lavoro, peso prima della gravidanza e numero di gravidanze precedenti.
Una delle ipotesi più accreditate è che la dieta mediterranea porti ad un migliore stato di salute generale e a un rischio ridotto di gravi malattie croniche a causa del suo alto contenuto di diversi composti benefici, come gli antiossidanti (ampiamente presente in ortaggi a foglia e frutta), fibre alimentari, acidi grassi polinsaturi (principalmente da pesce e noci) e acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva).
Inoltre, una ricerca più recente ha indagato la correlazione tra quel che si mangia e depressione, sottolineando l’importanza di una dieta ricca di antiossidanti e di altri composti essenziali tipici di una dieta mediterranea nel ridurre il rischio di depressione, che può spiegare i suoi effetti positivi sul miglioramento della salute mentale.
Per quanto riguarda la salute fisica e il dolore, ci sono diversi meccanismi biologici e fisiologici che potrebbero spiegare i suoi effetti benefici, come la riduzione dell’infiammazione cronica, i marcatori della coagulazione e la migliore funzione endoteliale. Infatti, diversi alimenti o sostanze con proprietà funzionali sono stati studiati per i loro effetti antinfiammatori e/o il loro possibile trattamento del dolore, come gli omega-3 presenti nell’olio di pesce e diversi flavonoidi nella frutta. I nocicettori sono attivati da mediatori infiammatori; tuttavia, quando sono costantemente esposti a questi mediatori (cioè uno stato di infiammazione cronica), si verificano sensibilizzazione periferica e centrale, che porta alla chronificazione del dolore. Si può quindi essere in accordo con la letteratura attuale che attribuisce alla dieta mediterranea effetti antinfiammatori e analgesici.
Più in generale, i benefici della dieta mediterranea nei paesi non mediterranei hanno dimostrato una minore incidenza e mortalità di malattie cardiovascolari nel Regno Unito, tassi di mortalità più bassi tra gli adulti australiani, nonché un rischio inferiore per il morbo di Parkinson e la depressione nelle donne svedesi di mezza età. Le diverse culture e i diversi modelli sociali rendono difficile confrontare gli indici di Dieta Mediterranea tra paesi e, quindi, confrontare i benefici di questo modello alimentare. Investigare lo stesso indice, utilizzato in modo coerente in una regione mediterranea e non mediterranea, fornirebbe coerenza interna per far luce su tale ipotesi.
Inoltre, i benefici della DM vanno oltre la salute cardiovascolare e potrebbero essere particolarmente utili in fasi specifiche della vita, proprio come la gravidanza, poiché questo periodo è caratterizzato da sostanziali cambiamenti fisiologici e psicologici.
Tutto a dimostrare la necessità di continuare ad esplorare i risultati degli studi sopracitati per le preziose informazioni sui potenziali benefici derivanti dal seguire durante la gravidanza un’alimentazione mediterranea anche in contesti culturali e geografici del tutto differenti. Questi risultati potrebbero in effetti supportare l’implementazione di interventi nutrizionali durante la gravidanza che promuovono una maggiore aderenza alla DM e, in definitiva, migliorano l’HRQoL materno e il benessere fetale.
di Silvia Di Dio